The Last Frontier
The Last Frontier

The Last Frontier

Agosto/Settembre 2011: Alaska.

La mia prima volta negli USA, carico di tante aspettative, di paesaggi immaginati, di pregiudizi e luoghi comuni.
Ho ritrovato in questo viaggio, molto di quanto avevo letto, di quanto avevo immaginato e di quanto avevo '"già" visto attraverso immagini e documentari. Una piacevole conferma nella quale non sono comunque mancate tante piccole nuove consapevolezze ed anche il superamento di alcuni luoghi comuni acquisiti ascoltando le esperienze altrui o dal media che più mi ha fatto conoscere gli USA: la filmografia.

Questo percorso itinerante in una piccola parte dell'Alaska ha toccato diversi punti di interesse: mare, ghiacciai, foreste, tundra; sento solo come unica mancanza, l'orientamento assoluto verso l'osservazione della natura ( l'aspetto più evidente, prorompente e affascinante di questa terra, ed in effetti anche quello che più mi interessava ); mentre l'insediamento umano qui estremamente ridotto rispetto al modo in cui si è sviluppato nel nostro paese, non l'abbiamo volutamente considerato se non per i necessari appoggi ed approvvigionamenti.
I pochi luoghi abitati visti, e soprattutto troppo di fretta, non mi hanno consentito di farmi una opinione personale sulla gente e sul loro modo di vivere, e quindi ho ahimè mantenuto il "riportato" ed il "vissuto" di altri; interpretazioni probabilmente corrette e precise ma che considero come una sorta di valutazione a priori, di conoscenza non vissuta: quindi, pur senza cattiveria o malignità un pregiudizio.

Mi sono mosso, assieme ai miei compagni di viaggio, con un pickup 4x4 attrezzato a camper: siamo stati così liberi di sostare negli spazi che ritenevamo più adatti per la ripresa di immagini o per essere comodi a luoghi interessanti. Muoverci liberamente ci ha consentito di incontrare anche casualmente luoghi interessanti ed ameni, e pur nella sua accezione più semplice, assaporare un poco la "wilderness" che tanti in Alaska cercano.

Non ho coronato il mio sogno di bambino, che mi avrebbe voluto esploratore in queste terre estreme, tuttavia ho apprezzato ed invidiato alcune persone incontrate ( soprattutto giovani solitari o in coppia ) che hanno deciso di dedicare qualche giorno delle loro vacanze per immergersi completamente in una natura selvaggia senza contatti con l'uomo che sa essere incredibilmente bella ed invitante, ma che non manca di diventare estremamente pericolosa se non la si affronta con una ragionevole attenzione.
Non nascondo che veder partire a piedi questi giovani verso il "nowhere", armadi solo di tenda, sacco a pelo, cibi liofilizzati e magari (ma non sempre) uno spray al peperoncino anti orso mi ha fatto stringere un poco il cuore, nel senso che ho davvero provato invidia per le emozioni che proveranno belle e brutte che siano. Confesso che ho immaginato nascere il desiderio di queste esperienze "selvagge" dal desiderio di emulare esperienze raccontate in letture o film come il recente film "Into the Wild" (che racconta in modo più o meno romanzato una storia vera di un "ritorno alla natura"), ma poi riflettendo, ho riscontrato che questo spirito è semplicemente insito in ogni uomo fin dalla notte dei tempi: ognuno poi lo esercita e lo insegue nel modo più opportuno che ritaglia per se stesso.